I RAGAZZI DELLA VIA PAL
DI CHARLIE
“Boka, con gli occhi fissi sul suo banco, sentì
per la prima volta nel suo animo di ragazzo, nascere la
sensazione incerta di quello che è la vita, della quale, sia allegri che tristi
noi siamo, sempre nella lotta, gli umili servitori!”
Ai tempi della terza media, trascorrevo gran parte del mio tempo nella piccola biblioteca dell'istituto, una stanzina piena di scaffali, buia e polverosa, dove la professoressa responsabile, per un paio d'ore al giorno, aspettava che i ragazzi si facessero vedere. Io ero sempre lì, ed ero anche l'unica, del mio anno, e dei ragazzi più grandi, ad aver completato ben due schede nel corso del primo quadrimestre: tutti sapevano di questa mia passione per la lettura, e fu proprio a ridosso dell'inizio del secondo, su istigazione di un'amica di un'altra classe, che decisi di partecipare a un concorso, indetto appunto dalla biblioteca.
Scegliere una frase, presa da uno dei libri letti, che ci ha fatto riflettere.
Di lì a poco, avrei avuto l'esame di stato ma non m'importava: volevo leggere più di ogni altra cosa, e, in quel periodo, avevo preso appunto I Ragazzi della Via Paal. Mi ero messa in testa fin da subito, in realtà, di partecipare con quel libro: ricordo che lo finii di leggere la sera prima dell'ultimo giorno di consegna, e che passai gran parte della notte a compilare il foglietto con la frase scelta e le mie impressioni, ne ero rimasta del tutto folgorata!
Avevo passato tanto tempo a fantasticare sui giochi del gruppo di Boka, sognando di potermi unire a loro, di assistere in gran segreto alle riunioni del Mastic-Club, e soprattutto dare una lezione coi contro-fiocchi alle Camicie Rosse di Ats! Ed ecco che finalmente avevo la possibilità di far conoscere il mio grande amore per il campo di Via Paal e dei suoi occupanti, un mondo di avventure per cui avevo trascorso tante notti insonni.
La storia, anche a causa di molte riduzioni cinematografico-televisive, è arrivata un po' distorta alle nuove generazioni, che non hanno avuto la fortuna di leggere il volume integrale, quindi via con una breve carrellata: la storia si svolge in una Budapest a cavallo tra la fine dell'800 e l'inizio del '900, nella via Paal.
Qui, in un lotto edificabile abbandonato e pieno di cataste di legno, segatura e simili, vi è il quartier generale di una banda di ragazzi: capeggiati da Janos Boka, ci sono Csónakos, Deszo Gereb, Erno Nemecsek, Ferenc Weisz, Barabas, Pál Kolnay, Csele, Ferenc Leszik e Richter, che si contrappongono appunto alle Camicie Rosse dell'Orto Botanico di Feri Ats, una rivalità che condurrà i due gruppi a una sorta di "guerra", con tutta una serie di conseguenze da ambo i lati, anche drammatiche.
Si parla di gioco, si parla di vita, soprattutto, perchè è sempre la vita a metterci lo zampino, facendo scaturire situazioni tremende, e si parla dell'amicizia più pura, che nasce e muore, tristemente, lasciando un vuoto incolmabile in chi resta indietro: per quanto siano solo bambini, Boka, Feri Ats e gli altri devono misurarsi con il mondo che li circonda, con la cattiveria e l'egoismo che li prende, accorgendosi solo alla fine quanto può fare male la realtà.
E' un libro stupendo, che mi ha insegnato, e ha insegnato a molti altri ragazzi, tante cose, che dovrebbero leggere a scuola, magari anche all'asilo, che dovrebbero rileggere anche gli adulti per capire quanto il bisogno di spazi per giocare sia necessario ai bambini: per la mia generazione, forse, è un po' tardi, siamo tutti cresciuti e di giocare non se ne sente quasi più il bisogno, ma per i bambini degli anni a venire, potrebbe essere la salvezza.
Torniamo a sbucciarci le ginocchia sulla ghiaia e nella sabbia, e al diavolo tutto!