POLLYANNA

"Vedi, quando ti capita qualcosa che ti fa dispiacere, come trovarti un paio di stampelle al posto di una bambola, pensi subito a cosa servono le stampelle e allora ti ricordi che hai due gambe sane e robuste che ti permettono di correre e di salire sugli alberi: così dimentichi tutto il resto."

DI SAKURA

C'è un libro che per tutti segna l'inizio del non ritorno: ossia quel segno indelebile che la tua mente ricorderà a vita per essere stata la PRIMA cosa.

Ecco il mio punto di non ritorno - che, detto così, suona male ... ma in realtà è stato l'inizio di un percorso che personalmente andrà avanti fino alla fine - è stata la lettura mia, spontanea e gioiosa del primo libro: capitemi bene, qualche libro io l'avevo anche letto all'epoca, ma non certo di spontanea volontà. Cose propinate a scuola senza testa (Robinson Crusoe a 9 anni è da pazzi, a parer mio <.<) che mi avevano fatto passare qualsivoglia desiderio di mettere mano alla carta stampata: considerate che a casa mia i libri non sono MAI mancati ... ed i miei son sempre stati forti lettori! Io non riuscivo ad ingranare, punto.

Certo, avevo Topolino con cui dilettarmi, ma i libri ... ah, disperazione!

Poi venne mio padre che mi regalò un'edizione di quelle classiche, con illustrazioni un pò demodè, di Pollyanna: all'epoca trasmettevano l'anime in tv e mi prendeva parecchio la storia e la protagonista ... quell'ambientazione dove la natura era ancora padrona, dove Pollyanna arrivava a sconvolgere la zia e a portare una ventata di positività e allegria. Per una bambina vecchio stampo come me, questo bastò per accendere la curiosità.

Fu così che mi approcciai al libro. Mi dissi 'proviamo a vedere se c'è qualcosa d'altro qui dentro' ...

E fu la fine. Della mia ostentata e testarda allergia ai libri.

E tutto ebbe inizio, come ho già detto.

Credo di aver divorato il libro in un paio di giorni ... con un'ingordigia che, tuttora, mi caratterizza.

Ma veniamo alla storia (se non la conoscete ... dubito, ma è meglio un ripasso): Pollyanna è una bambina che, già orfana di madre perde il padre tragicamente. E' così costretta ad andare a vivere dalla zia Polly (sorella minore della madre) che, però, non ha mai avuto grande amore per il padre della piccola. La donna, per diverse circostanze, è diventata una donna piuttosto fredda, triste, chiusa in se stessa ... e non ama parlare del passato e, men che meno, della famiglia della piccola.

Mi fermo qui con la storia, non amo fare spoiler a chi ancora non la conosce: sappiate, però, che dovete conoscere il gioco della felicità! Il bambino che non lo conosce non sarà mai un bambino completo, a mio parere!

Il gioco della felicità - insegnato dal padre a Pollyanna - consiste 'semplicemente' nel vedere del buono e della luce in ogni cosa ... più difficile è il momento, tanto difficile è il gioco.

Ma ... sapete quanta felicità si può provare quando vi riusciamo?

Pollyanna non è solo una bambina solare, gioiosa, simpatica: è una ventata di positività, di felicità pura. Potremmo parlare di ottimismo, ma non credo sarebbe abbastanza. Non è un semplice dire 'beh, avanti, domani sarà migliore'.

Per lei significa, ad esempio, che anche se suo padre morto, lei non è sola ... lei ha la zia Polly ed è fortunata perchè ci sono molti bambini che non possono nemmeno dire di avere una zia da cui andare, quando non c'è più nessuno che si può prendere cura di te. Si sente fortunata, nella tragedia immensa che la colpisce: e questo, a parer mio, fa di Pollyanna uno dei personaggi femminili più belli, forti e positivi che la letteratura per l'infanzia poteva donarci.

Non potremmo biasimarla se si gettasse nella disperazione, dopo aver perso l'amatissimo padre ... eppure, dopo le lacrime, ha il coraggio e la forza di tornare a sorridere. Ma non è tutto. Lei porta luce, allegria, amore.

Ovunque vada. Non si piange addosso, porta con sè l'insegnamento del padre, fa rivivere la sua figura attraverso le sue parole.

E penso che questo sia qualcosa di assolutamente straordinario nella sua semplicità.

Perchè leggerlo?

Tanto per cominciare è un classico. I classici sono come le fondamenta per una casa: senza di essi, la nostra cultura rischia di schiantarsi a terra con molta, troppa facilità!

Seconda cosa: è un classico talmente dolce e positivo che credo sia giusto fare giustizia all'infanzia di un bambino e dargli una lettura così bella.

Terza cosa: è pedagogicamente positivo. Cioè, davvero ... trovarci qualcosa di negativo credo sia impossibile! Da quel libro ho sempre e solo tratto dei begli insegnamenti, delle grandi idee.

Quindi, che dire?

Se siete abbastanza piccoli, leggetelo senza farvi troppe domande. Comunque riceverete risposte solo là dentro.

Se siete grandi/adulti/psicologicamente già matusa ...fate un passo indietro, fermatevi: aprite il libro, tornate a quando eravate dei bambini pieni di vita e curiosità. E, solo allora, leggetelo.

Cuore aperto, mente curiosa, sguardo rapito.

Sempre